venerdì 19 aprile 2019

Solidarietà e tanta curiosità: la Batani porta il caffè ai detenuti di Santo Spirito

Un’iniziativa nel segno dell’attenzione per i detenuti all’interno della casa circondariale di Siena, quella di Santo Spirito, e che serve anche per favorire il reinserimento nella società di quest’ultimi. Oggi pomeriggio Belinda Batani, titolare della omonima azienda, nell’imminenza della Pasqua, è stata ospitata nel carcere per omaggiare i detenuti con confezioni di caffè. Un evento benefico che non è stato fine a se stesso perchè non si è solamente donato del comune caffè, ma, è stata raccontata tutta la storia dietro a questo prodotto, dalla tostatura alla macinazione. E forse per la proprietaria dell’azienda ottenere tutta quella attenzione e tutta quella curiosità dai carcerati è stato il risultato più soddisfacente.

” Veniamo spesso per augurare un buon Natale o una buona Pasqua ai detenuti – afferma Belinda Batani -.Ci piace pensare questo è sia per loro un buon omaggio, vista l’importanza della pausa caffè che è quasi un rito. Amano molto interagire e hanno fatto molte domande”.

Non solo curiosità, ma anche voglia di raccontare le proprie storie. Il rito del caffè infatti non è solo patrimonio dell’Italia: c’è chi, originario del Medio Oriente o del Nord Africa, descrive come viene preparato la speziata variante araba, altri chiedono come mai, in altri paesi, si preferisca bere dei surrogati ed altri ancora narrano le loro esperienze in bar e ristoranti. E’incredibile pensare come un semplice chicco possa creare un momento di condivisione così grande tra i vari detenuti.

” Si è veramente parlato di tutto, anche delle varie metodologie di preparazione – continua Belinda Batani-, sulla produzione. Ho ricevuto tantissime domande sui vari tipi di caffè ma, non solo, abbiamo anche parlato di prodotti come l’orzo e le miscele”.

L’azienda Batani fu una delle sostenitrici anche della campagna “Caffè sospeso”, una manifestazione solidale , portata avanti all’interno del carcere, di qualche anno fa che attinge alla tradizione napoletana del pagare la bevanda e lasciarla a credito per i meno indigenti. Ma all’interno di Santo Spirito il caffè è protagonista anche di un’altro importante progetto, come ricorda il direttore Sergio La Montagna: “Da un po’ di tempo sta andando avanti il percorso con la cooperativa La proposta e l’università di Siena sul riutilizzo del caffè per fare economia circolare- spiega La Montagna-. Oggi questa donazione della Batani riafferma questa nostra iniziativa”.

Marco Crimi

articolo tratto da SienaNews




giovedì 18 aprile 2019

La Ego Handball Siena a Santo Spirito.


La Ego Handball Siena incontra i detenuti della Casa Circondariale di Santo Spirito

  Una mattinata molto particolare quella della Ego Handball Siena. Una piccola delegazione della società senese di pallamano composta dal Presidente Marco Santandrea, dal tecnico Alessandro Fusina e dal giocatore algerino Yacine Djedid, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Siena incontrando i detenuti ed introducendo il progetto che la Ego Handball porterà tra le mura del Carcere di santo Spirito. La pallamano entrerà infatti a far parte della vita carceraria attraverso un progetto di inclusione che mira a rappresentare una cornice educativa di sviluppo psico-fisico e motorio, contribuendo al processo di rieducazione dei detenuti, sia attraverso il mantenimento di uno stato soddisfacente di salute, che per migliorare la convivenza all'interno dell'Istituto stesso.
Finalità dell'iniziativa è quella di mettere in luce gli aspetti educativi e formativi legati alla pallamano, attraverso la collaborazione ed interazione con la struttura ed i vari livelli scolastici presenti al suo interno ed i tecnici e giocatori della Ego Handball Siena.
"Crediamo fortemente che lo sport rappresenti un forte veicolo di inclusione - ha commentato il Presidente Marco Santandrea - attraverso i valori, sani ed educativi, di cui è naturale portatore. Chi lavora nello sport e riesce a viverlo appieno sa di avere a disposizione un canale privilegiato, che può e deve essere messo a disposizione del contesto sociale ed in questo caso diventare strumento di inclusione e rieducazione".
"Ringrazio vivamente la Ego Handbal Siena - ha commentato il direttore della Casa Circondariale, Sergio la Montagna - per l'opportunità offerta ai detenuti, poiché la pratica e la formazione sportiva sono funzionali al miglioramento delle condizioni di vita in carcere e costituiscono uno strumento di crescita civile".
 L'incontro odierno, organizzato dalla funzionarie pedagogiche Giuseppina Ballistreri e Maria Iosé Massafra, che cade a pochi giorni di distanza dalla celebrazione della giornata mondiale dello sport, ha fatto da apripista ad un progetto molto complesso, che vedrà la Ego Handball Siena impegnata in una serie di incontri periodici e continuativi, tesi ad introdurre la pallamano nella Casa Circondariale, all'interno del piano didattico ed educativo della struttura stessa al fine di ribadire le potenzialità dello sport e dei suoi valori.


Articolo tratto dal seguente link:
http://www.sienafree.it/sport/pallamano/107410-la-ego-handball-siena-incontra-i-detenuti-della-casa-circondariale-di-santo-spirito

lunedì 15 aprile 2019

Festival della lingua italiana a Siena

Si è svolta dal 5 al 7 aprile 2019 la terza edizione di "Parole in cammino" - Festival dell'Italiano e delle lingue d'Italia. Percorso culturale sulla storia dell'italiano fra passato, presente e futuro. 
Il festival ricco di appuntamenti, anche quest'anno, ha visto coinvolta la Casa Circondariale di Siena con Parole Liberate. Il 6 aprile i detenuti sono stati coinvolti, grazie all'intervento di Edoardo Albinati e Gioacchino Onorati in "Prove di Scrittura". Ad introdurre i lavori il Direttore Dr. S. La Montagna. Durante l'incontro si è parlato dell'importanza sull'uso delle parole e sulla scrittura come strumento fondamentale di comunicazione con l'altro. Il 7 aprile, presso la Biblioteca degli Intronati, si è tenuto l'incontro conclusivo del Festival al quale ha preso parte anche un detenuto della Casa Circondariale di Siena. Qui di seguito le sue riflessioni sull'incontro.


Agli “Intronati”un grande evento “Il festival degli INTRONATI”

La mattina di domenica 7 Aprile sono uscito dal carcere di Siena, forte di un permesso premio concessomi per essere presente al “Festival dell'italiano e della lingua Italiana”.
Mi sono avviato su via Banchi di Sotto e via Banchi di Sopra, sommerso dalla immensità delle bellezze senesi, ho superato piazza Tolomei, giunto in piazza Salimbeni sono sceso in via della Sapienza... una fila di edifici quasi insignificanti prima di trovarmi davanti ad una entrata maestosa, ero arrivato: la sala degli “INTRONATI” era davanti ai miei occhi, l'entrata grandiosa...Sono entrato. Gli ospiti cominciavano ad arrivare, mentre seduto respiravo il profumo della carta dei mille e mille testi che tappezzando le pareti da cima a fondo, riempiono il cuore e la mente.
E in questo stato di quasi esaltazione mi sono reso conto che la sala era oramai colma.
L'evento aveva inizio.
Una breve presentazione in cui è stato ricordato il grande impegno profuso dal dott. Arcangeli organizzatore, della insostituibile collaborazione del dott Borghi e del dott. Ascheri rispettivamente direttore e presidente.
Al di là della bravura e la competenza delle molte voci che si sono succedute al microfono, tutte importanti e significative, che hanno ribadito e motivato l'importanza della lingua italiana in tutte le sue forme, quello che voglio rilevare è l'importanza della parola e della penna come evidenziato da tutti, ma in particolare dall'ambiente in cui sono attualmente ristretto: il carcere. Come giustamente detto dal direttore del nostro carcere dott. La Montagna Sergio, i detenuti non hanno internet o cellulare per cui l'unico mezzo di contatto con l'esterno sono carta e penna e l'uso delle parole, quasi sempre scritte. Questi elementi sono usati come unico mezzo di comunicazione per cui le parole assumono un'importanza enorme.
Scrivere è un modo di sfogarsi, consolarsi, amare, odiare per cui la sua importanza è monumentale, diventando memoria, storia che non può più essere rimossa.
Vengo invitato a dire qualcosa, mi presento con voce secca dall'emozione, cerco di dire qualcosa sul libro “...Fuori dal buio”, scritto in carcere insieme ad un gruppo di detenuti, col sistema della scrittura collettiva sotto la saggia direzione della giornalista Cecilia Marzotti. Abbiamo cercato di dar vita, con un racconto di fantasia alle nostre storie, alle nostre emozioni, ai nostri amori, alle nostre vite.
In sostanza “la parola”, il “linguaggio”, la lingua italiana deve essere, come detto da tutti, mantenuta, ricordata, arricchita perché è la nostra storia, la nostra vita.
Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno permesso di assistere ad un evento di tale importanza, dal direttore del C.C. Siena a tutti gli organizzatori, con particolare riguardo ai relatori che tanto mi hanno dato.
Uscito dalla sala, sotto una pioggia sottile ripercorro la strada e i vicoli di Siena per rientrare nel carcere di Santo Spirito, con la certezza di portare dentro di me qualcosa che mi ha notevolmente arricchito, ma anche con la speranza e il desiderio di riuscire a comunicare a tutti le emozioni
provate.
                                                                                                                          Vittori Roberto