venerdì 21 giugno 2019

Gli arpeggi salgono nel cielo della Casa Circondariale di Siena


Stamane gradito ospite della Casa Circondariale di Siena è l'Istituto Superiore di Studi Musicali "Rinaldo Franci", nell'ottica dei festeggiamenti della "Festa della musica 2019".Dopo una breve presentazione-introduzione del nostro Direttore Dott. S. La Montagna è intervenuta la Presidente dell'Istituto "Rinaldo Franci" Dott.ssa Miralda Brugi, che ci ha sapientemente introdotto nelle loro attività musicali presentandoci due giovani artisti, Leonardo e Francesco, che alla chitarra solista ci hanno fatto ascoltare, tra l'altro, alcuni brani classici sapientemente arrangiati.
Mentre le mani veloci di Leonardo e Francesco che si alternavano sul palco, diffondevano le soavi note di pezzi di Bach o di musica spagnola, mi colpivano il cuore i volti di noi detenuti che in assoluto silenzio ascoltavamo, con la bocca aperta, quel meraviglioso alzarsi al cielo di note che ci colmavano l'anima, fino al fragoroso e caloroso applauso finale.
E' stato come se dalla Casa Circondariale di Siena si fosse alzata con la musica...una nota di speranza.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno permesso con il loro impegno questo evento, un grazie particolare va alla Presidente Miranda Brugi al Direttore Luciano Tristaino, a Leonardo e a Francesco che con la loro disponibilità e bravura hanno reso possibile questo evento quasi inatteso da tutti noi.

Roberto Vittori

Il Conservatorio Franci porta la musica nel carcere di Siena


Musica ed emozioni oltre le sbarre. La Festa della Musica del Franci fa tappa nella Casa Circondariale di Siena con uno speciale concerto dedicato ai detenuti dell’istituto di pena senese. Oggi in occasione della Festa europea della musica, evento nato in Francia per celebrare il solstizio d’estate, i giovani musicisti del Conservatorio Rinaldo Franci si sono esibiti sul palco dell’auditorium del carcere di Santo Spirito. Protagonisti della speciale performance sono stati Francesco De Luca e Leonardo Binazzi alla chitarra con un programma musicale dedicato a Johann Sebastian Bach, Joaquín Rodrigo e Mario Castelnuovo-Tedesco.


"Portare la musica tra le persone e in vari luoghi della città è una delle missioni del nostro Conservatorio - ha detto Miranda Brugi, presidente del Conservatorio Rinaldo Franci di Siena - Siamo convinti che fare musica insieme sia un ottimo esercizio di crescita umana e professionale anche per i nostri ragazzi. La musica ha un linguaggio universale, capace di superare ogni barriera e soprattutto capace di emozionare tutti. Il mio ringraziamento va al direttore e a tutto il personale della Casa Circondariale di Siena con cui in questi anni abbiamo avviato un percorso di collaborazione che contiamo di portare avanti anche per il futuro". "Sono molto lieto che per il terzo anno consecutivo gli allievi del Conservatorio Rinaldo Franci di Siena si siano esibiti a beneficio dei detenuti per celebrare in carcere la Festa Internazionale della Musica – ha commentato Sergio La Montagna, direttore della Casa circondariale di Siena -. Ringrazio, pertanto, vivamente la presidente e il Direttore del Conservatorio per l'attenzione che anche in quest'occasione hanno voluto riservare ai detenuti della Casa circondariale: un'iniziativa che si ripete e che concorre a tener viva la sensibilità emotiva di quanti rischiano di essere inariditi dalla reclusione".

Articolo tratto da:

giovedì 13 giugno 2019

Lettera di ringraziamento al Prefetto di Siena

Un ospite della Casa Circondariale di Siena ha voluto ringraziare il Prefetto di Siena per la possibilità offerta, in occasione della Festa della Repubblica dello scorso 2 Giugno, di prendere parte ai festeggiamenti. Di seguito lo scritto inviato al Prefetto di Siena:



mercoledì 5 giugno 2019

Festa della Repubblica 2019. Anche gli ospiti della Casa Circondariale hanno partecipato alle celebrazioni



      Una rappresentanza dei detenuti della Casa Circondariale di Siena ha partecipato alle celebrazioni della Festa della Repubblica che si sono tenute domenica 2 giugno 2019 a Siena. Il graditissimo invito fatto circa un mese fa dal Prefetto di Siena è stato raccolto dalla popolazione detenuta che ha partecipato con la stesura di un testo su un articolo fondamentale della Costituzione Italiana. Una piccola rappresentanza degli stessi ha avuto poi la possibilità di esporre quanto scritto durante i festeggiamenti.

ART. 27 DELLA COSTITUZIONE 
Da oltre due anni sto conoscendo il carcere, prima sapevo della sua esistenza, ora so com'è e ci sono dentro.
Giorni fa in biblioteca con altri detenuti, due o tre, tra cui un extracomunitario.
Avevamo davanti la nostra Costituzione e abbiamo visto l’art. 27.
Lo abbiamo letto.
Silenzio.
E’ il caposaldo del nostro sistema penale, poi…un sospiro e il tunisino, con il suo italiano stentato, ha esclamato “non sono definitivo…allora sono innocente, che civiltà è questa che scrive una regola e poi fa il contrario?” Ci ha preso alla sprovvista, abbiamo cercato di rispondere senza sapere cosa dire…giustificando con la pericolosità, i tempi e altro, ma ha ragione. Quasi metà dei detenuti, infatti, non sono definitivi. Abbiamo continuato a parlare, letto tutto l’art. 27, pieno di significati…cercavamo una risposta. Un altro problema è venuto fuori, come si può parlare di umanità e di rieducazione se non si creano le condizioni di vita che permettono di mangiare, dormire e vestirsi quando si esce dal carcere?

Da detenuti siamo seguiti e rieducati fino a che si finisce di scontare la pena, e dopo? Dove è la strada  per proseguire nel riscatto? Usciti ci si trova ad affrontare una grande pianura che non ci accetta e allora…si ricade.
Con il tunisino che parla male e l’altro che con il suo dialetto stretto si capisce, forse, ancora meno è venuto fuori che l’unico modo per cui i principi dell’art. 27 diventino realtà è che la nostra società impari a conoscere il carcere accettando i detenuti come persone in cerca di riscatto da un errore più o meno grave.
E’ quindi necessario che ci sia un’area di passaggio che sia istituzionalizzata e che faccia da cuscinetto tra il carcere e la società.

R.Vittori