mercoledì 4 maggio 2016

Fiabe e leggende per evadere dal carcere




Solo l’immaginazione può permettere di volare con il pensiero. Puoi sognare di vivere in un altro mondo, di interagire con chi non puoi, di giocare con il tempo e lo spazio a proprio piacimento. Per alcune persone, come i detenuti, questi bisogni fantastici sono necessità quotidiane. Non è un caso, quindi, che dal laboratorio di scrittura creativa attivato nella casa circondariale senese nel corso dell’anno scolastico 2014/15 sia nato il volume “Le fiabe di Santo Spirito e altri racconti” (Salvietti&Barabuffi Editori srl). Il libro è stato presentato ieri in conferenza stampa a Palazzo Berlinghieri da uno dei suoi autori, Pietro, insieme al direttore del carcere, Sergio La Montagna, al vicesindaco Fulvio Mancuso, al rettore dell’Università degli Studi di Siena, Angelo Riccaboni, al professore di “Antropologia della Performance” del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive, Fabio Mugnaini, e a Roberta Bonelli, referente dell’Ufficio scolastico territoriale di Siena. Presente all’appuntamento anche Monica Sarno in rappresentanza del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria.
L’opera è stata pubblicata grazie al contributo del Comune e dell’Università degli Studi di Siena e, d’intesa con il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, sarà distribuito gratuitamente in oltre 700 copie agli alunni delle classi IV delle scuole primarie cittadine.
«Un progetto che trasforma – ha introdotto il vicesindaco Mancuso – un luogo di potenziale esclusione e di separazione, come il carcere, in un laboratorio dal quale si liberano energie positive per tutta la comunità. Il fatto che il volume sarà distribuito a piccoli lettori della scuola elementare crea un vero e proprio contatto tra gli autori dei racconti e i loro destinatari, che li interiorizzeranno e li faranno propri».
Il libro, impreziosito da una vignetta di Emilio Giannelli in copertina, raccoglie venti racconti, in parte illustrati, scritti da Antonio, Dritan, Hashim, Salvatore, Edrin, Aleksandr e Pietro, alcuni dei detenuti che hanno partecipato al laboratorio di alfabetizzazione linguistica sul tema della fiaba tenuto nella casa circondariale di Santo Spirito da Elisa Faleri con il supporto del professore Fabio Mugnaini. Qualche storia è stata recuperata dalla memoria orale e da leggende popolari dei loro paesi di origine, mentre altre sono frutto della fantasia degli autori, diversi non soltanto per provenienza, ma anche per età anagrafica, condizioni sociali, familiari e livello di istruzione.
Sergio La Montagna ha descritto così i contenuti del libro: «Dal volume emerge un multiculturalismo, ormai radicato in carcere che attraverso le sue eterogenee identità ritrova nella favola e nei sogni che in essa si schiudono il suo denominatore comune. Ma soprattutto, si percepisce forte la volontà di trascendere i limiti e le condizioni del presente, di riscrivere il passato e rifondare il futuro. Per questo motivo, ogni volta che qualcuno leggerà o farà propria una di queste fiabe, contribuirà al progetto di liberazione e, allo stesso tempo, di ritorno dentro un mondo di legami sociali, di ascolto e condivisione».
«Quando le leggerete – ha poi sottolineato Elisa Faleri – pensate che dietro a ognuna di queste fiabe c’è un padre, un marito, un fratello e soprattutto un figlio. Dentro ogni racconto si respira l’aria della tradizione del Paese d’origine; in ogni fiaba c’è un po’ di loro e delle loro storie personali», mentre Fabio Mugnaini ha ricordato come il lavoro della docente abbia dato valore al ruolo della scuola «nelle fisiologiche difficoltà di insegnamento che si possono incontrare in un ambiente come il carcere. La scuola deve infatti compensare l’esclusione sociale cui sono soggetti i detenuti, un trauma che può generare ancora più isolamento; ma se create o recuperate con il percorso di introspezione rivolto alla memoria infantile, e tramite la loro scrittura, le fiabe riassumono una voce e attivano una relazione sociale. Per questo assume ancora più valore il coinvolgimento degli alunni delle scuole».
Nel corso della presentazione è intervenuta anche Monica Sarno, la quale ha posto l’accento sulla validità e l’efficacia dell’iniziativa ed evidenziato come la casa circondariale di Siena si distingua per la qualità degli interventi rieducativi che vengono attuati, con svariate modalità, anche negli altri istituti penitenziari della Toscana.
«Un piccolo libro enormemente grande – ha concluso Pietro, autore di alcune storie del volume – perché le fiabe si raccontano alle persone alle quali vogliamo bene. Quando le ho scritte, immaginavo di rivolgermi a una bambina che per me è speciale e di potergliele raccontare, magari presto, dal vivo».

Articolo sul sito web di SienaNews