All'inizio appena entrata nella biblioteca del carcere di Santo Spirito e aver oltrepassato
quattro differenti cancelli in me c’era tanta confusione. Avevo lasciato fuori
al vecchio portone principale i mille pregiudizi che ciascuno di noi ha dentro
di sé, anche se non lo vuole ammettere, quando siamo davanti ad un
detenuto. Volutamente avevo liberato anima e cuore. Insomma sulle prime la mia
testa era come la tavolozza di un pittore pazzo che aveva gettato alla
rinfusa i colori che gli sarebbero serviti per un capolavoro. Ma quale opera
eccelsa poteva venire fuori nel conoscere i detenuti e portare fuori le loro
sensazioni, disagi e speranze? Non lo sapevo e men che meno potevo immaginarlo.
Con tutti questi pensieri lentamente ero giunta nella biblioteca. L’odore
inconfondibile della carta mi aveva rasserenato e in un attimo ero tornata indietro
alla mia infanzia quando i miei genitori mi compravano un libro e per prima
cosa lo annusavo e mi riempivo i polmoni di quella “fragranza". I miei
compagni di viaggio erano già là e mi aspettavano. Intanto i miei sensi
catturavano colori e suoni e gli occhi scrutavano i volti di uomini sconosciuti
chiusi materialmente ma (pensai in quel momento) liberi di sognare, riflettere,
ricordare e, perché no, progettare il domani. Un sogno, una speranza,
un’illusione?
Ecco
di nuovo in me la confusione. Abbiamo iniziato a parlare. Dobbiamo
conoscerci. Ciascuno di loro sono i miei occhi dentro al carcere. A me
non interessa perché sono detenuti e quanto ci rimarranno io voglio scoprire
per poterlo raccontare la loro quotidianità. Non è un percorso facile, ne sono consapevole. Ci voglio e ci devo provare anche a costo di fermarmi e magari amareggiata
ammettere la mia sconfitta.
Ci
presentiamo con i nostri nomi di battesimo. Poi è facile dire dove siamo nati e
quanti anni abbiamo e in un attimo come per magia l’iniziale diffidenza si
sbriciola. Minuto, dopo minuto è un fiume di parole. Inizia qui in un giorno
qualunque di ottobre 2019 un’avventura unica che a volte mi ha levato il fiato
e demolito barriere e differenti esperienze.
Ciascuno
ha qualcosa di dire e raccontare dei giorni trascorsi in questa piccola Casa Circondariale dove da tempo si portano avanti mille progetti. L’insegnamento,
il teatro, la pittura, la scrittura.
Tutti
qua (dal direttore, all'educatrice, al personale) fanno ogni giorno i salti mortali per mantenerlo come
dicono gli stessi ospiti “capace di non farli cadere nell'oblio”. E loro
questo proprio non lo vogliono ecco perché stanno prendendo parte al progetto
di "UNA CHIACCHIERATA CON… PER ANDARE OLTRE” . Una grande
sfida per tornare a vivere.
Cecilia
Marzotti