mercoledì 5 giugno 2019

Festa della Repubblica 2019. Anche gli ospiti della Casa Circondariale hanno partecipato alle celebrazioni



      Una rappresentanza dei detenuti della Casa Circondariale di Siena ha partecipato alle celebrazioni della Festa della Repubblica che si sono tenute domenica 2 giugno 2019 a Siena. Il graditissimo invito fatto circa un mese fa dal Prefetto di Siena è stato raccolto dalla popolazione detenuta che ha partecipato con la stesura di un testo su un articolo fondamentale della Costituzione Italiana. Una piccola rappresentanza degli stessi ha avuto poi la possibilità di esporre quanto scritto durante i festeggiamenti.

ART. 27 DELLA COSTITUZIONE 
Da oltre due anni sto conoscendo il carcere, prima sapevo della sua esistenza, ora so com'è e ci sono dentro.
Giorni fa in biblioteca con altri detenuti, due o tre, tra cui un extracomunitario.
Avevamo davanti la nostra Costituzione e abbiamo visto l’art. 27.
Lo abbiamo letto.
Silenzio.
E’ il caposaldo del nostro sistema penale, poi…un sospiro e il tunisino, con il suo italiano stentato, ha esclamato “non sono definitivo…allora sono innocente, che civiltà è questa che scrive una regola e poi fa il contrario?” Ci ha preso alla sprovvista, abbiamo cercato di rispondere senza sapere cosa dire…giustificando con la pericolosità, i tempi e altro, ma ha ragione. Quasi metà dei detenuti, infatti, non sono definitivi. Abbiamo continuato a parlare, letto tutto l’art. 27, pieno di significati…cercavamo una risposta. Un altro problema è venuto fuori, come si può parlare di umanità e di rieducazione se non si creano le condizioni di vita che permettono di mangiare, dormire e vestirsi quando si esce dal carcere?

Da detenuti siamo seguiti e rieducati fino a che si finisce di scontare la pena, e dopo? Dove è la strada  per proseguire nel riscatto? Usciti ci si trova ad affrontare una grande pianura che non ci accetta e allora…si ricade.
Con il tunisino che parla male e l’altro che con il suo dialetto stretto si capisce, forse, ancora meno è venuto fuori che l’unico modo per cui i principi dell’art. 27 diventino realtà è che la nostra società impari a conoscere il carcere accettando i detenuti come persone in cerca di riscatto da un errore più o meno grave.
E’ quindi necessario che ci sia un’area di passaggio che sia istituzionalizzata e che faccia da cuscinetto tra il carcere e la società.

R.Vittori