martedì 14 gennaio 2020

Santo Spirito, carcere e cultura


Di solito si parla di carcere solo quando c’è qualche notizia negativa, ma oggi vorrei raccontare qualcosa di positivo.
Sono detenuto in questo Istituto da quasi diciannove mesi e lavorando in biblioteca, ho trovato riposti negli scaffali diversi libri che testimoniano la vita nelle varie carceri italiane e, con essi, le problematiche e le attività culturali e scolastiche che vi sono all'interno. Santo Spirito è una “piccola” eccellenza.
Il carcere è posto nel cuore della città, la struttura è quella di un convento del XVII secolo riadattato ad Istituto di pena. Gli spazi sono quelli che sono e ogni metro è sfruttato al meglio per le varie attività.
La Direzione, la Sicurezza e l’Area Trattamentale lavorano all'unisono per proporre agli ospiti dell’istituto un ampio ventaglio di attività culturali, didattiche e sociali. In primis la scuola: ci sono corsi di alfabetizzazione, scuola media e superiore con due tipi di indirizzo. E ancora, l’Istituto propone corsi di ogni genere, ed ognuno di noi può scegliere secondo le proprie inclinazioni. Dal teatro diretto da Altero Borghi, al corso di pittura, chitarra, la clown terapia e, non ultimo il corso di scrittura collettiva diretto da Cecilia Marzotti. Possiamo, inoltre, accedere ad una biblioteca con circa tremila volumi in continuo aggiornamento grazie anche all'opera costane di Alessio Duranti della Biblioteca Comunale di Siena. Non mancano le visite in carcere di autorità, scrittori, attori, artisti di strada, alunni delle scuole superiori. Dal mese di ottobre ad oggi è venuto a trovarci più volte il Vescovo di Siena Augusto Paolo, facendo sentire anche la vicinanza della diocesi senese ai detenuti, anche attraverso il nuovo cappellano del carcere Don Giovanni Tondo.
Sono evidenti a tutti gli sforzi continui della Direzione nel coinvolgere gli ospiti in tutte le attività culturali possibili, così come l’ascolto delle aspirazioni e delle problematiche di ogni detenuto, che si trasforma in un rapporto diretto e quotidiano con l’Istituzione Penitenziaria. Cultura, dibattito, aggregazione, inclusione, sono alla base dei rapporti civili tra le persone e certamente il principio di quel reinserimento nella società che l’Istituto pone in essere. La speranza è, una volta tornati liberi, di non dover lottare contro il pregiudizio nei confronti di chi ha sbagliato, scoglio insormontabile alla realizzazione delle proprie aspirazioni. Ma questa è un’altra storia…
Le cose positive forse, non fanno notizia, ma ogni tanto bisognerebbe scriverle…fanno bene non solo a “noi” ma a tutti.

A.T.