Si è svolta dal 5 al 7 aprile 2019 la terza edizione di "Parole in cammino" - Festival dell'Italiano e delle lingue d'Italia. Percorso culturale sulla storia dell'italiano fra passato, presente e futuro.
Il festival ricco di appuntamenti, anche quest'anno, ha visto coinvolta la Casa Circondariale di Siena con Parole Liberate. Il 6 aprile i detenuti sono stati coinvolti, grazie all'intervento di Edoardo Albinati e Gioacchino Onorati in "Prove di Scrittura". Ad introdurre i lavori il Direttore Dr. S. La Montagna. Durante l'incontro si è parlato dell'importanza sull'uso delle parole e sulla scrittura come strumento fondamentale di comunicazione con l'altro. Il 7 aprile, presso la Biblioteca degli Intronati, si è tenuto l'incontro conclusivo del Festival al quale ha preso parte anche un detenuto della Casa Circondariale di Siena. Qui di seguito le sue riflessioni sull'incontro.
Agli
“Intronati”un grande evento “Il festival degli INTRONATI”
La mattina di domenica 7 Aprile sono uscito dal carcere di Siena, forte di
un permesso premio concessomi per essere presente al “Festival dell'italiano e
della lingua Italiana”.
Mi sono avviato su via Banchi di Sotto e via Banchi di Sopra, sommerso
dalla immensità delle bellezze senesi, ho superato piazza Tolomei, giunto in
piazza Salimbeni sono sceso in via della Sapienza... una fila di edifici quasi
insignificanti prima di trovarmi davanti ad una entrata maestosa, ero arrivato:
la sala degli “INTRONATI” era davanti ai miei occhi, l'entrata grandiosa...Sono
entrato. Gli ospiti cominciavano ad arrivare, mentre seduto respiravo il
profumo della carta dei mille e mille testi che tappezzando le pareti da cima a
fondo, riempiono il cuore e la mente.
E in questo stato di quasi esaltazione mi sono reso conto che la sala era
oramai colma.
L'evento aveva inizio.
Una breve presentazione in cui è stato ricordato il grande impegno profuso
dal dott. Arcangeli organizzatore, della insostituibile collaborazione del dott
Borghi e del dott. Ascheri rispettivamente direttore e presidente.
Al di là della bravura e la competenza delle molte voci che si sono
succedute al microfono, tutte importanti e significative, che hanno ribadito e
motivato l'importanza della lingua italiana in tutte le sue forme, quello che
voglio rilevare è l'importanza della parola e della penna come evidenziato da
tutti, ma in particolare dall'ambiente in cui sono attualmente ristretto: il
carcere. Come giustamente detto dal direttore del nostro carcere dott. La
Montagna Sergio, i detenuti non hanno internet o cellulare per cui l'unico
mezzo di contatto con l'esterno sono carta e penna e l'uso delle parole, quasi
sempre scritte. Questi elementi sono usati come unico mezzo di comunicazione
per cui le parole assumono un'importanza enorme.
Scrivere è un modo di sfogarsi, consolarsi, amare, odiare per cui la sua
importanza è monumentale, diventando memoria, storia che non può più essere
rimossa.
Vengo invitato a dire qualcosa, mi presento con voce secca dall'emozione,
cerco di dire qualcosa sul libro “...Fuori dal buio”, scritto in carcere
insieme ad un gruppo di detenuti, col sistema della scrittura collettiva sotto
la saggia direzione della giornalista Cecilia Marzotti. Abbiamo cercato di dar
vita, con un racconto di fantasia alle nostre storie, alle nostre emozioni, ai
nostri amori, alle nostre vite.
In sostanza “la parola”, il “linguaggio”, la lingua italiana deve essere,
come detto da tutti, mantenuta, ricordata, arricchita perché è la nostra
storia, la nostra vita.
Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno permesso di assistere
ad un evento di tale importanza, dal direttore del C.C. Siena a tutti gli
organizzatori, con particolare riguardo ai relatori che tanto mi hanno dato.
Uscito dalla sala, sotto una pioggia sottile ripercorro la strada e i
vicoli di Siena per rientrare nel carcere di Santo Spirito, con la certezza di
portare dentro di me qualcosa che mi ha notevolmente arricchito, ma anche con
la speranza e il desiderio di riuscire a comunicare a tutti le emozioni
provate.
Vittori
Roberto