Una breve riflessione sul
forzato stop al progetto “Una chiacchierata con…” a cui dallo scorso anno
stavamo lavorando. Il Covid-19 ha fermato tutto. Per quanto? Ancora
non lo sappiamo ma sono convinta che si tratta solo di una pausa.
Così da sola pensando a voi in questo silenzio che incombe su tutto e su tutti
metto per iscritto i miei pensieri su un lavoro partito diversi mesi fa,
elaborato in ogni suo dettaglio perché aveva un obiettivo importante quale
quello di farvi conoscere da quanti non sanno neppure che voi esistete. Il
vostro desiderio era di aprire idealmente le porte di Santo Spirito per
far “toccare" con mano al mondo esterno i vostri cuori e le vostre
anime.
In questi mesi di
lavoro più volte avete ribadito che siete persone e non fantasmi e
per questo sentite il desiderio di far sapere a tutti che “è giusto che
paghiamo per gli errori commessi, ma agli altri non deve importare come ci
chiamiamo e per quanto tempo ancora rimarremo in carcere. Noi siamo padri e
vorremmo riabbracciare i nostri figli. Siamo mariti con il desiderio
di rientrare quanto prima in seno alle proprie famiglie. Siamo fratelli che bramano gli affetti di un
tempo, soprattutto siamo figli che hanno bisogno
del calore materno. Vedete? proviamo gli stessi sentimenti di coloro
che stanno fuori dal carcere”. Il nostro lavoro a fronte di questo aveva
portato ad incontrare prima il vescovo e due settimane dopo un libero
professionista. Alla fine… In questo momento non c’è una fine, bensì una pausa.
Questo non vuol dire che il progetto “Una chiacchierata con…” non possa e
non debba andare in porto. Questo forzato stop può aiutare ad essere ancora più
forti e più determinati a raggiungere l’obiettivo perché come diceva Charlie
Chaplin “Non vedrai mai l’arcobaleno se guardi sempre verso il basso”.
Cecilia Marzotti