venerdì 1 marzo 2019

Lopez e Solenghi a Santo Spirito

Non sono passate nemmeno due settimane da quando l’attore Stefano Fresi è venuto a incontrare i detenuti di Santo Spirito che il piccolo teatro del carcere alza nuovamente il suo sipario per un’altra giornata straordinaria. Sono venuti infatti nella nostra piccola struttura due giganti del teatro e della televisione italiana: Massimo Lopez e Tullio Solenghi, oggi in scena al teatro del popolo di Colle Val d’Elsa con il loro fortunatissimo spettacolo che ha visto da giorni il tutto esaurito. 
Tullio era già venuto nel carcere senese due anni fa. Ed è voluto tornare. Il diritto penale parlerebbe di recidiva.  Per Massimo invece era la prima volta. Dopo i convenevoli di rito i due artisti si sono esibiti nelle loro imitazioni più famose: da quella di vecchia data di Stanlio e Ollio a quella più recente dell’incontro dei due papi (Benedetto XVI e Francesco). Hanno raccontato del loro vagabondare per tutti i teatri d’Italia portando in scena parte della loro storia e alcune novità. Ma la costante di tutti gli incontri fatti finora è stata quella del continuo scambio tra detenuti e artisti, di un dialogo che inizia timido e che diventa via via più confidenziale. E se parli della storia di Lopez e Solenghi, se nomini Lopez e Solenghi senti da subito che manca qualcosa. E’ come un sonetto senza il sirma, un valzer in due quarti. Ecco allora che la prima domanda di un detenuto non poteva che ricordare il talento, la bellezza e la simpatia della prematuramente scomparsa Anna Marchesini. I tempi del trio. Lopez-Marchesini-Solenghi. Tullio e Massimo hanno raccontato della profonda amicizia che li univa, artisticamente e umanamente, e proprio per questo non hanno mai pensato a una sostituzione. “Se perdi un fratello o una sorella, non ti verrebbe mai in mente di sostituirlo” ha chiosato un commosso Solenghi.
Si sono poi esibiti sul palco anche alcuni ragazzi del gruppo di teatro del carcere con le "Tragedie in due battute" di Achille Campanile coordinate dal regista Altero Borghi. Questa volta sono stati i nostri ospiti a sorridere e ad applaudire i detenuti che, magari un po’ maldestramente, hanno messo sulla scena il meglio del loro attuale repertorio. Per concludere,  Tullio e Massimo hanno letto e inventato sul testo di Campanile dando mostra del loro spirito di improvvisazione, della loro empatia nei confronti del nuovo pubblico e (non ce n’era bisogno!) del loro spessore artistico. Anche per questo incontro il tempo è volato via veloce. Il ricordo di questa giornata resterà a lungo invece impresso nella mente dei pochi fortunati (passatemi il termine) presenti.



Prof. C. Marini